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Gaza, arriva Ban Ki Moon. Israele: "Il ritiro non sarà completo"

2009-01-20

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Gaza, arriva Ban Ki Moon. Israele: "Il ritiro non sarà completo"

Il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon arriva in Israele e visita la Striscia di Gaza. È il più importante leader internazionale a recarsi nella Striscia da quando Hamas vi ha preso il potere nel giugno 2007. La tregua scattata nella notte fra sabato e domenica continua intanto a reggere e in un'atmosfera di relativa ma sostanziale tranquillità, prosegue il ripiegamento delle truppe israeliane dalle posizioni su cui si erano attestate durante i 22 giorni consecutivi dell'Operazione "Piombo Fuso".

Tuttavia, un completo ritiro dall'enclave palestinese almeno per ora non è previsto: nemmeno in considerazione del fatto che mancano poche ore all'insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca. A una specifica domanda in proposito, infatti, una portavoce dell'Esercito dello Stato ebraico, Avital Liebovich, ha tagliato corto: "Per il momento di un totale ritiro delle nostre truppe non se ne parla". Sono così state indirettamente smentite le indiscrezioni, filtrate lunedì sui mass media in Israele, secondo cui l'intenzione dello stato maggiore sarebbe invece stata quella di lasciare completamente Gaza prima dell'avvento di Obama come nuovo presidente degli Stati Uniti, così da non creare fin dalle battute iniziali imbarazzo a un tradizionale e fondamentale alleato.

L'ultimo missile è stato sparato dalla Striscia di Gaza alle 17, ora locale, di domenica. Solo martedì mattina sembrava che fossero stati sparati colpi di mortaio, ma l'esercito ha poi riferito che era un falso allarme. Secondo fonti militari, citate dal quotidiano Haaretz, i militanti di Hamas a Gaza hanno scelto di rispettare la tregua malgrado la leadership politica a Damasco abbia dato l'ordine contrario. "Dipenderà dalla situazione concreta sul terreno", hanno commentato a loro volta fonti riservate del ministero della Difesa israeliano. "Stiamo progressivamente riducendo il numero dei nostri uomini nella Striscia di Gaza, ma le unità al di fuori di quel territorio le teniamo in allerta, allo scopo di reagire con rapidità a qualsiasi tipo di circostanza".

Dopo colloqui con i leader israeliani martedì mattina, Ban verrà condotto con un elicottero dell'esercito ebraico fino al valico di Eretz, nella parte nord della Striscia. Scopo della sua missione è di verificare le distruzioni causate dai 22 giorni dell'offensiva israeliana, per poi avviare un piano di aiuti e ricostruzione. Secondo dati palestinesi, sono stati distrutti 4mila edifici e danneggiati altri 17mila, fra cui 50 sedi dell'Onu. Più di 50mila persone hanno trovato asilo nei rifugi dell'Onu. Lunedì sera Ban ha parlato al telefono con il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni, che lo ha esortato a non legittimare Hamas.

Nonostante la tregua, però, nella Striscia di Gaza si continuano a contare vittime innocenti. Sempre martedì mattina due bambini palestinesi sono morti per l'esplosione di un ordigno bellico con il quale si erano messi a giocare. È accaduto ad al Tufah, un quartiere alla periferia della città di Gaza, dove numerosi bambini si erano riuniti attorno ad una bomba israeliana inesplosa. Lo ha reso noto il capo dei servizi medici di emergenza della Striscia di Gaza, secondo il quale il bilancio delle vittime dell'operazione militare israeliana è salito a 1.414 morti e 5.500 feriti. Oltre ai due bambini, sono stati trovati lunedì altri 12 cadaveri sotto le macerie di obiettivi bombardati.

Nel frattempo il commissario Ue allo sviluppo, Louis Michel, ha fatto sapere che andrà a Gaza e in Israele per una missione umanitaria di due giorni. La visita del commissario, rende noto un comunicato dell'esecutivo Ue, è in programma per domenica 25 e lunedì 26 gennaio. Michel si è detto soddisfatto per il cessate il fuoco e ha sottolineato che "resta prioritario far giungere aiuti umanitari alle popolazioni che ne hanno bisogno. Questa missione - ha detto il commissario - mi permetterà di rendermi conto di persona delle sofferenze della popolazione civile a Gaza e nel sud di Israele".

Martedì è arrivato anche un accorato appello pubblicato con la massima evidenza dal quotidiano Haaretz dello scrittore David Grossman che sostiene che Israele deve intraprendere un dialogo con i palestinesi in generale, e con Hamas in particolare, per consentire ai due popoli di spezzare finalmente il circolo vizioso della violenza. "Mentre l'ondata di fervore nazionalista investe ora Israele - scrive Grossman - non sarà superfluo ricordare che anche l'ultima operazione a Gaza è in definitiva solo un'altra tappa in una strada che è tutta fuoco, violenza e odio. Una volta vinci, una volta perdi: ma è la strada stessa che conduce tutti nel baratro". Nel suo intervento Grossman non lesina critiche alla parte palestinese, per gli attentati suicidi e per i lanci di razzi contro le città israeliane. "Ma anche quando i palestinesi agiscono con una aggressività indiscriminata ... ancora Israele resta molto più forte di loro, in possesso di una influenza enorme sui livelli di violenza del conflitto". Occorre comprendere, scrive ancora Grossman, che "qualcosa di profondo e di sostanziale nel nostro comportamento nella Regione, da sempre, è errato, è immorale e non saggio. Esso stesso, di volta in volta, ravviva la fiamma che ci divora". Per cui occorre adesso lanciarsi in un dialogo serrato con i palestinesi e anche con Hamas: "Dobbiamo parlare anche con quanti non ci riconoscono il diritto alla esistenza qua". In definitiva, conclude lo scrittore, proprio questa determinazione di dialogo potrebbe risultare più utile alla sicurezza nazionale di Israele "che non centinaia di aerei che sganciano bombe su una città e sulla sua popolazione".

20 gennaio 2009

 

 

 

 

 

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